La moda anni Venti è quella degli anni ruggenti del dopoguerra; è un momento storico in cui si cerca di ricostruire e in cui le donne si impongono: è l’epoca delle flapper girls.
Le ragazze non sono più quelle di un tempo, desiderano studiare, iniziano a fumare e a bere cocktail.
Nella moda femminile si assiste ad una vera rivoluzione: il tramonto del busto, accompagnato dalla scomparsa della sottogonna, il che rende l’abbigliamento decisamente più comodo e “utile”. Questo avviene in accordo con le linee di pensiero dell’epoca che, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, tendono ad esprimere il concetto utilitario dell’arte, incominciando dall’architettura (Le Corbusier).
Le forme si assottigliano, la linea dritta impera, gli abiti tendono decisamente ad accorciarsi e nel 1924 appare il vestito a camicia, cortissimo, dritto, con la cintura all’altezza delle anche, il più delle volte senza maniche.
L’abito ha la medesima forma le tutte le ore del giorno, soltanto i tessuti e gli accessori differenziano il vestito da giorno da quello da sera. Di conseguenza anche nei locali da ballo, dove si diffonde la musica jazz, gli abiti sono comodi, pratici, leggeri e scollati, con le gambe nascoste da strategiche frange; perfetti per ballare il charleston. Contemporaneamente si accorciano i capelli, sorge così “la maschietta”, esempio eclatante di quel pensiero utilitaristico e comodo a cui ho accennato.
Gli anni ’20 vedono anche l’ascesa e il trionfo di Coco Chanel, icona assoluta di eleganza senza tempo. È nel 1926 che debutta il suo tubino nero di jersey (le petite robe noire) considerato ancora oggi il capo fondamentale del guardaroba femminile, iconicom8 accompagnato da un filo di perle.
Lo stile minimale e raffinato di Coco, la cui parola chiave è “comodità”, accompagnerà le donne nel corso dei decenni futuri, insegnando a tutte noi che
“La moda passa, lo stile resta” (Coco Chanel).